01 Ottobre 2014, 08.22
Salute

Ictus cerebrale: l'importanza delle Stroke Unit

di Lara Bettinzoli

Pirandello in una sua novella “La toccatina” dove racconta le vicende di due vecchi amici che hanno subito entrambi un ictus, lascia intendere che la toccatina sia quella della Morte che nel momento dell’ictus ci si avvicina e ci sfiora con una “toccatina”


«Ovviamente – spiega il dott. Valerio Sarmati, esperto in riabilitazione neurologica post-ictus cerebrale e docente di metodologia della riabilitazione presso l’Università ‘La Sapienza’ di Roma - chi sopravvive ad un ictus vede la propria vita cambiare in un istante, tutti i propri progetti sogni ed aspirazioni cambiano aspetto e deve avvenire un processo di ri-programmazione incredibile, dove nelle prime fasi, gli obiettivi più grandi e difficili sono recuperare quelle azioni che in passato svolgevamo automaticamente senza nemmeno accorgercene come camminare, parlare o sentire il proprio corpo.

Ma è proprio in questi casi che ho visto quanto un essere umano ed una famiglia può essere incredibile: la forza, il coraggio, la tenacia, la grinta, tutte espressioni che spesso sono in noi assopite, ma che poi esplodono nel momento del bisogno come quello in cui messi a terra da un ictus ci rialziamo e tendiamo a riconquistare la nostra vita. Quando parliamo di prospettiva di vita di un paziente non possiamo non menzionare anche quelle della sua famiglia che vive parallelamente un ulteriore dramma».

L’ictus, lesione cerebro-vascolare causata dall’interruzione del flusso di sangue al cervello dovuta a ostruzione o a rottura di un’arteria, può colpire improvvisamente, senza preavviso e senza dolore.

Ogni anno in Italia, vengono colpite all’incirca 200.000 persone; ognuno di noi, giovane, adulto e anziano, ricco e povero, è potenzialmente un soggetto a rischio di ictus.
I dati dell’organizzazione mondiale della sanità dimostrano che, nei paesi industrializzati, l’ictus è la terza causa di morte e la causa principale di invalidità con incidenza superiore nei maschi, l’incidenza come la prevalenza aumentano in modo esponenziale con l’aumentare dell’età, raggiungendo il massimo negli ultra ottantacinquenni.
La frequenza relativa dei vari tipi di ictus si può all’incirca suddividere in: ictus ischemici 85%, ictus emorragici 15%.

Purtroppo nonostante la prevenzione e l’attenzione, l’ictus è un evento che può accadere.
In questa situazione, le cure prevedono, un primo momento, per il trattamento della fase acuta a cui segue un periodo di riabilitazione per cercare di recuperare i danni subiti.

Il paziente colpito da ictus viene portato in una Stroke Unit.
Le Unità Urgenza Ictus - Stroke Unit sono unità anti-ictus situate all’interno di ospedali dove operano in team neurologi, radiologi, cardiologi, infermieri, tecnici della riabilitazione ed altri specialisti.
Un intervento tempestivo effettuato da un team di professionisti che operano in sinergia potrebbe minimizzare le conseguenze derivanti dall’attacco, il che si tradurrebbe in una maggiore autonomia del paziente e, quindi, anche in minore richiesta di cure e servizi assistenziali. Viene definita "golden hour" la prima ora in seguito ai primi sintomi di ictus all'interno della quale è importantissimo l'ingresso in Stroke Unit.

Quante Stroke Unit ci sono in Italia?
Secondo le rilevazioni effettuate da A.L.I.Ce. Italia Onlus - spiega Sarmati - nel nostro paese sono presenti solamente 166 Stroke Unit, un numero decisamente insufficiente se si considera la portata del fenomeno.
Anche in questo caso, torna a farsi sentire il divario tra l’offerta di servizi assistenziali tra nord e sud: in Veneto si contano 23 unità, in Piemonte 21 e in Lombardia ben 34.

Decisamente diversa la situazione nel Mezzogiorno e nelle grandi isole: 3 le Stroke Unit in Campania (nessuna delle quali a Napoli), 3 in Calabria e 3 in Sardegna, dove la decisione di recarsi in un’altra Regione per ricevere adeguata assistenza implica lo spostamento del paziente per mare o via aerea.

Quali sono le possibilità di recupero dopo un ictus?
Questa è la domanda che fin da subito pongono sia il paziente che ha subito un ictus, sia i suoi familiari – spiega il Dott. Valerio Sarmati - non è affatto semplice rispondere in quanto il recupero che la natura ci mette a disposizione in seguito ad un ictus dipende dall’importanza della lesione, dalla soggettività di ogni paziente e dalle esperienze riabilitative alle quali verrà sottoposto.

L’ictus nelle sue prime espressioni è piuttosto democratico, intendo dire che nelle primissime fasi in seguito all’attacco ripartiamo quasi tutti da zero, con la paralisi di una metà parte del corpo e, nei casi in cui sia stato colpito l’emisfero sinistro, con problemi probabili di linguaggio.
Solo dopo alcuni mesi è possibile rendersi conto dei reali danni causati dall’ictus, in quanto nei primi mesi, spesso si può godere di un certo recupero spontaneo che in definitiva non è altro che la riduzione del processo di inibizione indotto dal nostro stesso organismo.
Per questo spesso ci sentiamo ripetere che dopo un ictus è possibile recuperare solo dopo i primi sei mesi o al massimo un anno, perché ci si riferisce a questa finestra dove è possibile cavalcare il recupero spontaneo che la natura ci offre.

Quale è il ruolo della riabilitazione?
Nella traduzione di alcuni articoli in tedesco mi sono reso conto che non c’è distinzione tra la parola riabilitazione e la parola recupero.
Il ruolo della riabilitazione è proprio questo, permettere il recupero a chi ha subito un ictus e di riappropriarsi del proprio corpo, della propria parola e con essi della propria vita.
Non importa l’età del paziente o la sua gravità, la riabilitazione ha sempre il dovere di rispettare la dignità dell’essere umano puntando al miglioramento della qualità della vita in tutte le sue forme fisiche e cognitive.


I 5 campanelli d’allarme
Riconoscere i segni dell’ictus è fondamentale perché è utile intervenire il più velocemente possibile.
Infatti esiste una terapia, chiamata rTPA (Alteplase), che, se somministrata entro 4.5 ore dall’esordio dei sintomi, può ridurre la disabilità di molti tra i più comuni tipi di ictus.

• Improvviso intorpidimento di un lato del corpo, dalla testa ai piedi
• Stato di confusione mentale, incapacità a comprendere il senso logico delle parole
• Forte mal di testa
• Capogiro, vertigine
• Offuscamento della vista anche monolaterale

Più rapido sarà il soccorso, più probabile sarà evitare conseguenze drammatiche per la persona colpita.
L'ictus emorragico, più grave, può anche richiedere un intervento chirurgico d'urgenza per rimuovere l'ematoma, mentre l'ictus ischemico potrebbe essere risolto "solo" attraverso un’immediata terapia trombolitica per sciogliere l'embolo che ostruisce l'arteria cerebrale.





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